venerdì 8 aprile 2011

Il tempo del coniglio

Capita a volte, ma non spesso, che un prodotto destinato all'infanzia venga analizzato con categorie e metodo che non gli sembrano propri, con una visione allargata e un'attenzione che colgono, al suo interno, sfumature di significato che, forse, non ci aspetteremmo.
È quanto sta capitando alla recente fatica di Sophie Fatus (Buongiorno oggi!, in libreria dal 7 aprile) che è stato presentato l'altro ieri a Firenze con una vera e propria 'prolusione' di carattere filosofico e metodologico, da parte di Renzo Ragghianti, docente alla Scuola Normale Superiore di Pisa.
Un'analisi approfondita, attenta ai valori del libro, ma anche e sopratutto, al pensiero che si muove intorno al libro, all'acqua nella quale di coniglietto di Sophie nuota, alla ricerca di una definizione del suo "tempo". Che è, certo, unico e irripetibile; a misura di filosofo e a misura di bambino.




Un piccolo libro filosofico
Renzo Ragghianti

Come mai uomini amanti della sapienza sono stati colti dal medesimo stupore del ‘coniglietto’, da quello stupore da cui la filosofia è nata. Soggiacere allo stupore è proprio dell’uomo. “… Come dei fanciulli…” recita la Bibbia: questa è la condizione cui dobbiamo pervenire. Bisogna spogliarci dell’arroganza dell’adulto, che considera tutto il passato con sufficienza, dall’alto della magnificenza della scienza moderna. Tra le forme che assumono le nuvole,  tra la «felicità» e il tremore per «ciò che non capiterà mai più», perché oggi sarà diverso da ieri e, certamente, diverso da domani. Perché ogni momento è unico e irripetibile

Ipotizziamo che il ‘coniglietto’ sia un fautore del bergsonismo, di quella filosofia, che per coppie oppositive quantitativo/qualitativo, superficiale/ profondo, società chiusa/società aperta, è entrata Oltralpe anche in tanti stereotipi linguistici.
La filosofia di Bergson (1859-1941) comincia con uno stupore, con la constatazione che tutto un aspetto essenziale della realtà non si lascia ridurre ad aggetto della scienza positiva : noi possiamo di certo esprimere il colore rosso tramite la lunghezza d’onda corrispondente, ma quella cifra non corrisponde assolutamente alla nostra sensazione del rosso: il qualitativo contro il quantitativo, il profondo contro il superficiale. Ciò che misuriamo è una linea, una superficie, un volume; ma la profondità di cui facciamo esperienza immediata non possiamo misurarla. Vi sono due specie di conoscenza: l’una immediata, interiore, qualitativa, l’altra esteriore, geometrica, meccanica, quantitativa. Per Bergson bisogna opporre il vissuto soggettivo a quanto la scienza misura nel suo universo esteriorizzato.
La sua filosofia costituisce una reazione specifica a quell’attitudine mentale che denominiamo all’ingrosso positivismo, alla  credulità scientista d’Auguste Comte (1798-1857). Oggi, viviamo in un mando assai differente e, in un certo senso, Bergson si è consacrato a sfondare porte che oggi ci paiono spalancate, ma al suo tempo erano ben sigillate.
Le nostre impressioni, i nostri sentimenti sono indicati da parole e localizzati in una sorta di spazio determinato. Crediamo di osservarci nel tempo in cui si svolge il nostro vissuto, ma in realtà questo tempo vissuto l’abbiamo tradotto in uno spazio; è ciò che Bergson chiama lo spazio-tempo – un tempo falsato dall’analogia con lo spazio. Ma il vero io continua a vivere in una dimensione profonda che Bergson chiama la pura durata. È allora indispensabile comprendere l’opposizione fra il ‘tempo spazializzato’, o ‘spazio-tempo’, e la ‘pura durata’.
È questo lo «straordinario» del vivere del bambino in un tempo completamente suo, un «tempo senza orologio». Noi tendiamo invece a confondere lo spazio percorso nel movimento con l’atto stesso del movimento; Bergson ci dice invece che si tratta di due cose del tutto differenti: lo spazio percorso è l’esteriorità.


Oggi nel cielo ho visto una grossa nuvola.
Sembrava un elefante ma dopo poco
era leone ed è sparita.

Bergson distingue due specie di molteplicità: l’una quantitativa, che si può contare e valutare con un numero, l’altra qualitativa. La molteplicità quantitativa si compone di elementi distinti, essa concerne l’io superficiale; la molteplicità qualitativa concerne il vissuto o l’agire, l’io profondo che non osserva, ma vive.

Oggi è successa una cosa straordinaria.
Non era mai successo prima
e non succederà mai più!

Bergson è il filosofo dell’intuizione. L’intuizione comincia a imporsi a partire dallo stupore. Oltre il soggetto morale che obbedisce ai principi, oltre il soggetto religioso che aderisce ad una istituzione ecclesiale, c’è il soggetto libero che trascende ogni dato fissato una volta per tutte e si identifica con lo ‘slancio vitale’ creatore.
Bergson parte dall’analisi dei ‘dati immediati della coscienza’: nel corso di quest’analisi constata l’insufficienza della spiegazione meccanicistica e riduzionistica  fornita dal positivismo. Si pone quindi nell’ottica di superare le polarità classiche della filosofia – soggetto/oggetto, qualità/quantità, materia/spirito – che impediscono di comprendere l’essenza dell’esperienza. Per capire la filosofia di Bergson è necessario dapprima soffermarci sullo strumento che egli adotta per indagare la vita della coscienza, l’intuizione: «chiamiamo intuizione la simpatia che ci trasporta all’interno di un oggetto per coincidere con quello che esso ha di unico». Per esemplificare la natura del metodo bergsoniano consideriamo l’analisi del tempo, che contiene i capisaldi della sua filosofia. Da Aristotele in poi il tempo viene identificato come una successione ordinata nello spazio di istanti distinti, come la somma di un insieme qualitativamente omogeneo di qualità definite. Il tempo è dunque definito come penetrato dallo spazio. Ora il punto di vista dell’intuizione, applicato all’oggetto tempo, produce risultati radicalmente differenti. Il tempo è intuito dalla coscienza come un continum. Il metodo bergsoniano dell’intuizione non sezione questo continuum, ma permette di cogliere e di distinguere le differenti componenti che costituiscono tale unità. 


Oggi ho sognato di domani.
E sai il domani cosa sognava?
Sognava un suo ieri con i fiocchi…

Tu non ci crederai…
Il suo ieri è il mio oggi!!!

L’attività della coscienza non può essere ridotta a una successione numerabile di atti; non si deve proiettare sulla coscienza una particolare forma di temporalità che le è estranea: la temporalità spazializzante della fisica. Infatti il ‘tempo dell’orologio’, il tempo come estensione e rapporto spaziale, non esaurisce il tempo vissuto, percepito in modo immediato.


Oggi ho sorriso al mio papà
che mi portava in bicicletta:
felicità, felicità!
Domani sarò grande,
domani sarà stanco,
ma noi ricorderemo.

Bergson, dopo aver rifiutato il “tempo spazializzato” della fisica, si propone una descrizione degli stadi di coscienza in presa diretta, cioè mediante l’introspezione, e in polemica con la psicologia sperimentale positivistica, che pretendeva di rapportare i ‘dati immediati della coscienza’ ai fatti fisici. Ora i fatti psichici vivono in una dimensione qualitativa che non è rapportabile a quella quantitativa, al ‘tempo dell’orologio’, il quale non serve solo ad indicare un tempo astronomico, ma permette anche una costruzione sociale del tempo. Questa costruzione è cominciata, nell’Occidente cristiano, ancor prima della scoperta dell’orologio, con le campane dei monasteri che suonavano le ore. Verso la fine del Medio Evo la gente si è abituata a vivere in un tempo uniforme. Diversamente le ore dei Latini mutavano a seconda della lunghezza dell’intervallo che separava l’alba dal tramonto, erano dunque lunghe in estate e corte in inverno.

Non è straordinario,
meraviglioso e strepitoso?


Sophie Fatus
Buongiorno oggi!

Prìncipi & Princípi
Euro 12,00
In libreria dal 7 aprile

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