venerdì 22 aprile 2011

Leo Lionni: la materia del progetto


La mostra sull'opera di Leo Lionni, inaugurata ieri al Museo Luzzati di Genova, presenta tracce significative di tutta l'opera del nostro: dalla pittura alla scultura, dalla grafica ai libri per bambini all'animazione. Quello che però salta subito all'occhio è come, in un'attività così varia e complessa, il punto di partenza sia sempre sostanzialmente la tensione progettuale. Nulla è lasciato mai al caso nell'opera di Lionni. Una fortissima ansia creativa viene sempre moderata e indirizzata da una profonda razionalità di progetto.


Nell'ideale vocabolario di Leo, la voce "graphic design" non assume infatti significato intero se non in rapporto con le altre "voci" che compongono, tutte insieme, il mosaico, squillante di colori, della sua poetica. Raccontava lo stesso Leo come avesse imparato soltanto negli Stati Uniti a lavorare pienamente e consapevolmente con gli elementi della tipografia. Nei primi anni trenta, in Italia, l'"aeropittore" Lionni (come voleva chiamarlo, non senza qualche resistenza da parte del nostro, Marinetti) operava di forbici e colla per comporre i suoi annunci, coniugando le "ambizioni" di progetto con le "voglie" di pittura. La consapevolezza della necessità di articolare tecnicamente il linguaggio grafico verrà più tardi. Eppure gli anni milanesi possiamo considerarli decisivi per la formazione del metodo cui si atterrà poi sempre Lionni graphic designer. L'occhio attento alle ragioni della committenza, l'analisi accurata del problema da affrontare e il suo divenire immagine all'interno di una poetica generale in cui razionalità di progetto e creatività manuale sono sempre saldamente presenti, diventano in quel momento costanti di metodologia professionale che non lo abbandoneranno mai.

La grafica di Lionni, anche quella più profondamente matura degli anni cinquanta, presenta caratteristiche costanti di nitore comunicativo da un lato e di complessità formale ed espressiva dall'altro. Sembra quasi che il Lionni "designer" elabori una linea progettuale sistematica di stampo fortemente razionale (anche se poi le asprezze del Futura si piegano alle grazie del prediletto Century) e venga poi tirato per una metaforica giacca dal Lionni "artista" che impone anche le ragioni della fantasia creativa. È da questa interazione che nasce l'originalità della proposta grafica di Leo (questo suo essere - come amava ricordare lui stesso - al cento per cento italiano e al cento per cento americano). Il contenuto dei singoli messaggi progettati da Lionni non parla quindi mai il linguaggio, austero ma freddino, della grafica autoreferenziale, non assegna mai valori assoluti alla sola efficacia e chiarezza della comunicazione. Le frecce della copertina Design for the Printed Page, solo per fare un esempio, sono, all'origine, segnali direzionali della vita comunicativa precisa, ma diventano qui oggetti dalla complessa carica espressiva, composte come sono di pezzettini di carta colorata strappata e da irregolari campiture nere (e non sarà neppure superfluo ricordare come con la stessa carta colorata e strappata Lionni abbia composto Piccolo Blu e Piccolo Giallo, dove di straordinaria importanza è il rapporto tra razionalità di progetto e suggestione di racconto e dove altissimi sono i valori che queste singole componenti riescono ad assumere.

C'è sempre un elemento di materia palpabile nella grafica di Lionni. Può essere la carta, abbiamo visto, ma può anche trattarsi del segno di matite grasse, di tessere di mosaico, di caratteri tipografici. Tutti elementi che prima si piegano e poi concorrono alle esigenze del progetto per diventare illustrazione, racconto, comunicazione. Le linee si dipanano dal confuso al definito; dal groviglio di colore (matasse di inchiostro, nodi apparentemente inestricabili) escono figure e segni avvertibilmente razionali. Ed è questo l'aspetto che maggiormente ci affascina nell'opera di Lionni; la continuità tra l'universo delle forme pure e quello del progetto sistematico. Amiamo in Lionni il nostro essere costretti ad accettare lucidità e precisione assoluta di pensiero all'interno di una poetica della materia e della forma che vuol restare sempre immaginosa, suggestiva, fantastica.


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