giovedì 16 febbraio 2012

I gatti di Alan

 


Alan Fletcher, mitico tra i fondatori di Pentagram, uno degli studi di grafica più importanti e prestigiosi del mondo, è stato, negli ultimi cinquant’anni, uno dei grandi progettisti sulla scena internazionale, con la capacità e la fortuna di saper trasformare tutto in un progetto visuale significativo, da una macchia di caffè su un tovagliolino di carta a un segno di penna sul suo inseparabile sketchbook.

Naturalmente ciò che ne derivava, quasi automaticamente, era una peculiare capacità di analizzare le componenti del design, colore, linea, tipografia, di rifiutare le componenti inessenziali e di progettare con l’indispensabile. Che era, nel caso di Fletcher, una straordinaria sintesi tra semplicità, intelligenza e ironia. Il progettista rigoroso non sembrava, quindi, mai prendersi troppo sul serio; manteneva sempre un proprio olimpico distacco, ed è proprio in questo distacco, per contrasto, che si poteva cercare il momento in cui la serietà progettuale di Alan Fletcher era assoluta e completa.

Si potrebbero a questo punto citare una quantità di committenze prestigiose, un portfolio clienti sontuoso, esaltante. Ma, come dicevamo sopra, Alan amava forse più le piccole cose che disseminava nei suoi taccuini e che erano diventate, negli ultimi anni, una serie di bellissimi, piccoli album stampati in sinergia con una azienda grafica e una cartiera. Come questo sottile e prezioso libretto sui gatti, macchie d’inchiostro velocissime sulla carta, tratti di essenzialità perfetta, che, dei gatti, raccontano i tic, i modi, le pigrizie. Raffinate e magistrali prove d’artista.

Alan Fletcher, Cats, Gavin Martin Associates, 1999.











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