sabato 11 febbraio 2012

Libri, supermercati, prezzi, cultura


Tutti abbiamo avuto tra le mani quelle informative dei grandi supermarket (Coop, Esselunga…) dove si annunciano le offerte, le novità, le occasioni della stagione, del mese o della settimana. Quasi sempre diamo un’occhiata ai prezzi, prendiamo nota di cosa manca in dispensa, o in frigorifero, e dimentichiamo il resto. Errore! A volte vale la pena di dare una scorsa più attenta a questi giornaletti perché, se non si limitano alla sola offerta commerciale, possono offrire informazioni e spunti di riflessione di un certo interesse.
Così questo mese ci è capitato di leggere sull’Informatore Coop (area Toscana) la lettera di un cliente che pone il problema della distribuzione e vendita dei libri all’interno dei grandi magazzini di quell’azienda. Pubblichiamo la lettera e la risposta del direttore dell’Informatore riservandoci, in calce, un breve commento.


Ho notato che in tutti i supermercati Coop c'è un angolo dove si vendono i libri a prezzi sempre scontati. Non so se siete al corrente che in questi giorni ha chiuso una delle più importanti librerie della nostra città. Mi chiedo e vi chiedo, quale può essere l'interesse economico per Coop di avere degli angoli più o meno grandi dove acquistare dei libri. Le librerie chiudono anche perché si fa concorrenza, oserei dire, quasi sleale, dal punto di vista etico naturalmente. La Coop tratta l'oggetto libro, come scatolette, uova o frutta, non investe come fanno le librerie in personale specializzato che ti guida e ti aiuta nelle scelte. Per salvare quel po' di cultura che ci resta ancora, un bel gesto sarebbe di togliere questi angoli dei libri e che la gente vada a comprarseli in libreria.
Giulio MazzettiFirenze

Il problema più grande delle librerie non è la concorrenza della grande distribuzione, ma il fatto che in Italia ci sono pochi lettori: solo il 5% degli italiani legge un libro al mese e, nella maggior parte dei casi lo compra in libreria (75 libri su 100 sono venduti lì); la grande distribuzione (super e ipermercati) copre appena il 15% del mercato, e quel poco che resta passa per le edicole, le fiere, internet. Per noi avere un piccolo reparto per i libri è un modo di contribuire alla loro diffusione, non tanto un'occasione per incrementare le vendite: forse renderebbe di più mettere in quel piccolo spazio bottiglie di vino o di birra! Invece, la cultura è anche un nostro impegno, e riconoscere al cliente il 15% di sconto è un modo per stimolare la gente a leggere. Anche perché i libri spesso costano troppo e non tutti se li possono permettere. Ed è questo un altro grave motivo di crisi delle librerie e dell'editoria in generale.
Antonio Comerci Direttore Informatore Coop



(p&p) Dove si dovrebbe dedurre, a fronte delle obiezioni di un 'cliente' interessato che la grande distribuzione si erge in qualche modo a paladina della cultura e della lettura in spazi che certo renderebbero di più se dedicati alla birra e al vino. Risposta virtuosa ma ipocrita, viene da dire, perché sposta l’attenzione sul fatto che i libri “… costano troppo e non tutti se li possono permettere. Ed è questo un altro grave motivo di crisi delle librerie e dell'editoria in generale.

Noi abbiamo avuto scarse frequentazioni con la grande distribuzione e in ambito (quello regionale) ancor più ristretto e marginale di quello che segnalava il lettore.
È vero che la Coop pratica uno sconto ai clienti del 15% sul prezzo di copertina ma è anche vero che impone all’editore, in conto proprio e/o per mezzo del distributore dedicato, uno sconto del 60% e il conto deposito. Vale a dire un buon 10% in più di un normale rapporto di distribuzione nelle librerie, senza alcun obbligo di acquisto da parte del 'negozio' venditore. Ne consegue che a fare lo sconto ai potenziali clienti non è la Coop ma l’editore.
Allora, i libri costano troppo? E perché costano troppo? E chi sono le virtuose vergini che difendono i lettori?

2 commenti:

  1. so per certo che le librerie coop vendono i libri senza guadagnarci perchè si rifanno su tutti gli altri prodotti. Ovvero: io cliente risparmio sul libro ma pago di più, per esempio, il succo di frutta. Io che per principio compro libri solo nelle librerie indipendenti pago di più sia il libro che il succo di frutta. Perlomeno spero di aiutare una piccola libreria a resistere, a non chiudere, a non lasciare a casa dei dipendenti. Perchè a quel punto ci saranno ancora meno soldi da spendere al supermercato. Certamente la coop non fa del bene a nessuno e di sicuro non ha la missione di portare i libri a tutti. Avete visto la scelta dei libri per bambini? Una mia amica è la responsabile del reparto libreria di una coop ed è disperata, mi ha detto: "pensa che i libri piu belli sono della Dami, tu pensa gli altri !"
    La coop da qualche anno vende anche i libri di testo per la scuola, offrendo un buono sconto da spendere poi nel supermercato. Quelli che ci cascano, arrivano poi nelle piccole librerie a Novembre, incattiviti, perchè la coop non gli ha trovato due o tre libri di difficile reperibilità, perchè con grandi numeri non può avere l'attenzione per il singolo caso del singolo cliente, come invece accade in libreria.

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  2. Lamentarsi dei libri venduti nei supermercati invece che nelle librerie è come lamentarsi del cibo venduto nei supermercati piuttosto che nelle drogherie. Legittimo ma anacronistico. Librerie e drogherie comunque possono fare concorrenza ai supermercati basandosi sulla qualità e la specializzazione. Il problema è che in generale anche le librerie non offrono grande qualità. Per cui tanto vale comprare, risparmiando, bestseller al supermercato o libri di difficile reperibilità su Internet.

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