martedì 6 marzo 2012

Maestri 30. Joost Swarte


Olandese di Harleem, nato nel 1947, Joost Swarte disegna fumetti, manifesti, immagini per la musica, francobolli, arreda interni e, recentemente, si è occupato della progettazione del Toneelschuur Theater nella sua città. Molte e famose le copertine per il New Yorker.



Se Parigi ‘val bene una messa’, varrà di certo anche una visita in questo mese di inizio primavera quando, come dicono i più ovvii luoghi comuni, la città ‘è veramente stupenda’. Il motivo in più, il valore aggiunto, per visitare Parigi in questi giorni è la possibilità di fare una capatina alla Galerie Martel, in rue Martel 17, per godersi la mostra dei disegni di Joost Swarte, che inaugura giovedi 8 marzo alle ore 18.

Il libro-catalogo (ma la definizione è riduttiva) che dà il titolo all’esposizione è Total Swarte (Denoel Graphic) e quel Total ci dice bene quanto complessa e affascinante sia l’attività dell’artista, sospeso tra fumetto e illustrazione, tra design e architettura, tra grafica e pittura. Tutto però con una singolare e precisissima unità di ispirazione. Swarte si collega nel solco di quella ‘linea chiara’ senza sbavature né tentennamenti e occupa uno spazio preciso del dopo Hergé (ma anche dopo il Chic Young di Blondie e parallelo, per altri versi, all’esperienza di Steven Guarnaccia), dove la definizione di ogni particolare del disegno, la calibratura perfetta degli elementi di architettura, lontano da creare un effetto iperrealismo, colloca l’artista in un mondo rarefatto e lontano, quasi stranito. Naturalmente è, in gran parte, il fascino del fumetto, quello di ricreare atmosfere leggibilissime ma devianti e Swarte, con i suoi colori sempre netti, le situazioni spesso ‘umoristiche’, sembra a volte uno Steinberg tirato a lucido, il cantore post-moderno di un ambiente urbano che non conosce cambiamenti, perché quei cambiamenti riallinea secondo un’ottica personale e superiore.




Il disegno di Swarte conosce i conflitti della modernità? Gli incubi del degrado? La fantasia della devianza. Non lo sappiamo perché quello che l’artista crea è vivo ma del tutto autonomo e 'separato', ha una storia e una cronaca, ha i suoi personaggi e i suoi cantori, si muove rapido ma resta immobile, perfettamente conchiuso e definito. È la dimensione parallela di un universo che ci sembra di conoscere ma che tende inesorabilmente a scivolarci di mano.


Nessun commento:

Posta un commento