lunedì 24 settembre 2012

Libri recuperati. 25. La freccia di Ulceda

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.


25. Antonio Faeti. La freccia di Ulceda


Il “libro d’occasione” è un genere parecchio praticato dalla saggistica contemporanea. Una raccolta di testi sparsi, pagine brevi legate da un tema, da occasionalità le più varie oppure dall’appartenere ad un’unica rubrica di un settimanale o di un quotidiano. Testi quindi che, all’inizio, si trovavano a loro agio nel contesto dell’attualità da cui originavano.
 Facile capire quale sia il rischio di simili raccolte: l’invecchiamento rapido, la perdita dei riferimenti essenziali, lo strabismo epocale, il variare delle prospettive. Per queste raccolte un destino possibile è la progressiva evanescenza di testi e quindi, di significati. Libri che nascono e vivono già ‘datati’, si potrebbe dire.

Rischio che, certo, ha corso volontariamente il  volume di Antonio Faeti,
 La Freccia di Ulceda, editore Coniglio, che contiene le recensioni che Antonio andava compitando nella rubrica l’Occhio del gatto su Comic Art alla metà e fine degli anni ottanta.

 Si parlava in quella rubrica delle emergenze nel mondo del fumetto e dell'illustrazione, delle uscite di albi allora giudicati significativi, di ricorrenze varie e diverse (i cinquant’anni del Vittorioso o la morte di Angela Giussani, per dire). Si andava giù di analisi e, spesso, di polemica. Si chiosava l’ultima avventura di Tex Willer e l’esordio di Dylan Dog. Protagonisti di quella rubrica erano, citando alla rinfusa, Cino e Franco, il professor Mortimer, Martin Mystere, Diabolik, ma anche Yambo, Felix Vallotton, Gabriele Galantara, Edward Hopper.



Diabolik

Tex Willer

Perché dunque la lettura della Freccia di Ulceda non ci ha dato il senso del deja vù, perché non abbiamo sentito la distanza che ci separa, oggi, da quelle lontane occasionalità di analisi e di commento critico?


La risposta crediamo non sia tanto in “quello che si racconta” ma in “chi e come ce lo racconta”, nella capacità di Antonio Faeti non solo di acutezza analitica e di precisione interpretativa ma soprattutto nella sua scrittura, nitida e affilata eppure immaginosamente ricca e vitale. La scrittura di Antonio è capace di cogliere ogni sfumatura, anche la più apparentemente inessenziale, e di restituircela come 'fondamentale' tranche de vie. Riesce quindi nell’operazione continua (fondamentale in questo caso!), di inserire la propria esperienza di vita nel fumetto e di rapportare questa a quello, senza creare gerarchie di importanza, in un flusso di racconto ricco di fascino e denso di significato. 



Naturalmente quando parliamo della ‘esperienza di vita’ di Antonio non ci riferisce a grandi avvenimenti ma alle "piccole cose di pessimo gusto", ai minima moralia quotidiani (scendere all’edicola sotto casa, prendere il tram, guardare un film alla televisione, tenere una conferenza a un gruppo di maestre elementari…). Si dirà che in questo modo Antonio Faeti abdica dal compito primo dell’analista e del critico, attento com’è più alla divagazione e al contorno che non all’oggetto dell'analisi. Alla fine della lettura ci accorgiamo però che quella che Antonio ci ha tenuto, con il suo stile rotondo e pacato, così simile quando parla e quando scrive, è una complessiva lezione sul ‘metodo’, una guida sul modo di guardare e capire le figure, di leggere quello che ogni buon autore dovrebbe desiderare di mettere in evidenza; il collegamento inevitabile con i valori e gli accadimenti della sua società, del suo tempo, di tutti i tempi.

Felix Mio Mao

Fumetti e storie disegnate e illustrate, quelle della Freccia di Ulceda, che ci parlano dunque di Mio Mao, ma anche di AIDS, che ci raccontano di Diabolik ma anche di certi tic della buona borghesia, di avventura esotica ma anche di pedagogia spicciola. 

La società fumettata che ci racconta Antonio è certo la sua, la leggiamo come in filigrana, ma se la prendiamo tutta intera è lo specchio in cui anche noi, amiamo o non amiamo i fumetti, possiamo rifletterci. Per capire un pezzetto della nostra storia e della nostra esperienza e cercar di vederne riflessa l’immagine lontanissima e vicina.

ps. Non vi diremo chi era l'Ulceda della freccia. Chi non lo sapesse, o non lo ricordasse, può trovarlo a pagina 96.

Antonio Faeti, La freccia di Ulceda, di fumetto e altro, Coniglio editore, 2008, euro 18,50.

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