lunedì 12 novembre 2012

Cles: la Biblioteca e il design

Si giunge a Cles, nel cuore della Val di Non, a una trentina di chilometri da Trento, attraverso un territorio che profuma di mele. Siamo nel regno di Melinda e tutto ce lo ricorda: le rivendite di frutta, il succo e la composta di mele, lo strudel.


La Biblioteca comunale è al centro del paese, nascosta a chi arriva dalla grande chiesa arcipretale, e offre, dopo l'angolo, la vista sfrontata, quasi arrogante e sbarazzina, della grande insegna-scultura, di acciaio inossidabile lucidata a specchio, lunga quanto l'affaccio dell'edificio sulla piazza.
Un segno strepitoso di modernità, ma anche una riaffermazione di identità e una presa di posizione 'politica'. La cultura non può essere seconda a nulla, paiono dirci quelle grandi lettere, e il ruolo che deve avere ha da essere rivendicato sempre a testa alta.


In più la scultura è bella e perfettamente mantenuta, il che non guasta, perché, nei pochi mesi di vita (è stata inaugurata nel marzo nel 2012), non è stata graffiata, istoriata, offesa, da nessuno dei tanti writers metropolitani che rendono visivamente ingombre e/o disordinate le nostre città e che, come falchi, sarebbero calati, altrove, con le loro bombolette spray al primo apparire dell'installazione.

Naturalmente non sono mancati gli strilli di lesa maestà ( il progetto era stato bocciato nel febbraio 2011 dal dirigente della Soprintendenza per i beni architettonici della Provincia "...perché costituirebbe una lesione delle condizioni di vista, prospettiva, decoro e ambiente del bene culturale direttamente vincolato denominato Chiesa di Santa Maria Assunta"). Da aggiungere qualche protesta cittadina contro questo che, un giornaletto locale, aveva definito "un obbrobrio", e i mugugni per l'alto costo della realizzazione, 25.000 euro.


Ritorna qui quel forte orgoglio a difesa della dignità della cultura che ha spinto l'amministrazione a non accontentarsi dei 'fichi secchi' per queste nozze e a sostanziare l'intervento in maniera economicamente importante.

Pier Luigi Cerri, marchio-logotipo per Lingotto, Torino 1983

La grande scritta-insegna della Biblioteca ci ha poi ricordato (sempre a voler parlare di cultura dell'immagine) uno dei marchi più importanti della storia recente della grafica italiana, il grande segno distintivo del Lingotto di Torino che, disegnato da Pier Luigi Cerri agli inizi degli anni '80 del secolo scorso, appoggiava le sue lettere gigantesche nella grande piazza di quello che, dismessa la sua funzione industriale, si sarebbe apprestato a diventare un importantissimo centro culturale della città.



Ma i segni di modernità funzionale della Biblioteca di Cles non si fermano certo in piazza. Gli interni sono ordinati e luminosi, arredati con misura giustamente disegnata, i libri esposti in librerie mobili che, con poco tempo e fatica, si muovono lasciando spazio per sale riunioni e conferenze.

Lo spazio Peter Pan



Anche lo spazio Peter Pan, destinato ai più piccoli, si veste dell'ordine sobrio ed elegante di tutto il complesso e i bambini non sappiamo se vi si muoveranno con la cautela che il luogo richiede (vien quasi fatto di spostare un libro o un giocattolo, di mettere fuori posizione un cuscino, di lasciare su un tavolo un foglio di carta o un astuccio di matite per rompere il rigore quasi ossessivo, già molto mitteleuropeo, dell'ambiente!).


Meno male comunque che in Biblioteca, questo mese, arriva Pinocchio a mettere un po' di scompiglio, con un ciclo di conferenze  (Mani per raccontare) che, durante novembre e dicembre, indagheranno sui molti aspetti della fortuna del burattino: dagli illustratori di Pinocchio (Andrea Rauch, l'8 novembre), al cinema di Pinoccchio (Matteo Zadra, 15 novembre), al teatro di Pinocchio (Sandra Pietrini, 22 novembre), ad uno stuzzicante "Pinocchio tra colpa e innocenza", analizzato da Adalinda Gasparin, 29 novembre, per chiudere poi con gli operatori di Hamelin che, il 6 dicembre, ci faranno entrare nel mondo fantastico e sterminato dei "libri di Pinocchio".

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