lunedì 21 gennaio 2013

Libri recuperati. 29. Prima che venga giorno

Libri che non avevamo segnalato perché il nostro blog non esisteva ancora. Libri che abbiamo segnalato altrove. Libri che meritano comunque di essere segnalati e ricordati. Libri mai usciti in Italia. Libri memorabili per testi e immagini. Libri.


29. Fabrizio Silei. Prima che venga giorno



Prima che venga giorno racconta di una strage: dodici uomini, contadini di Pratale, nei pressi di San Casciano Val di Pesa, alle porte di Firenze, portati nel bosco e fucilati dagli ultimi tedeschi in ritirata davanti all’avanzare delle truppe alleate. Era il luglio del 1944, al passaggio del fronte, e, mentre quegli uomini morivano, di lontano si sentivano gli echi della gioia per la liberazione che, nel loro caso, avrebbe voluto dire il ritorno alla normalità del lavoro nelle campagne, mentre le spighe di grano erano già gonfie e la stagione calda era appena arrivata.

Il racconto di Fabrizio Silei (Lineadaria, 2010) si snoda su due percorsi convergenti. Quello ‘oggettivo’, corale, è un affresco della campagna toscana, il racconto della terra e delle bestie, del lavoro e del riposo, dei bambini che crescono e dei vecchi che l’età asciuga e indurisce. Sullo sfondo, come una cappa nera che opprime tutte le cose, la guerra, con cui si devono comunque fare i conti.
Carlo, il capoccia della famiglia Lotti, è già stato in guerra, l’altra, ed era a Caporetto. Ma quella volta si era salvato e sa, in fondo, che l’appuntamento con la morte è solo rimandato, anche se è morte per una guerra che, questa come quella, non riesce né a comprendere né a giustificare. In fondo, questa e quella, sono le guerre dei signori, che mandano altri, loro, contadini inconsapevoli, a combatterle e a morirvi.

Illustrazione di Sonia Maria Luce Possentini

Poi c’è il percorso ‘soggettivo’ di Mirella, la bambina che, con le altre donne e gli altri bambini, fu risparmiata dalla strage e che, dopo sessant’anni, ha ancora negli occhi il momento in cui si dovettero raccogliere e ricomporre i poveri resti di quegli uomini. A Mirella resta solo una scatola di cartone con le poche fotografie del babbo, del nonno, della mamma: ricordi fissati sulla carta che si sovrappongono alla memoria indelebile dell’orrore. Un orrore che lei, Mirella, non riesce a elaborare perché per loro, per i sopravvissuti e per i morti, non c’è stata giustizia. Quegli uomini sono stati massacrati senza un perché: non erano partigiani, erano contadini, non c’era in corso nessuna battaglia e nessuna rappresaglia. La guerra si stava allontanando  a nord e aveva lasciato quei poveri corpi nel bosco di Pratale.

La memoria di Mirella è sconsolata se non rassegnata: torna spesso ai giorni che precedettero la strage, li rivive in flash back che a volte hanno il sapore delle epopee fiabesche: sono immagini di attimi, un vestito per la prima comunione, un paio di scarpine nuove, il primo gelato mangiato a casa del conte.

Illustrazione di Sonia Maria Luce Possentini

E poi, in appendice al racconto, c’è la fredda documentazione ufficiale, quella che dovrebbe fare la storia, rimettere le cose a posto e permettere la comprensione degli eventi. Ma la realtà della strage di Pratale è ambigua e i documenti parlano e rimandano a punti di vista contraddittori. Ci fu tradimento? Una spiata, forse? Chi era il ‘Farinaio’ e che ruolo ebbe, se lo ebbe, nella preparazione della strage? Era un manutengolo dei tedeschi in fuga, con cui si vedeva bazzicare spesso, o un antifascista partigiano? E loro stessi, i morti, furono eroi della Resistenza, come volle poi la retorica ufficiale, o solo contadini inconsapevoli, stritolati dalle maglie di una storia che loro non avrebbero voluto vivere?

I documenti che Fabrizio Silei pubblica in calce al suo racconto lasciano aperte tutte le possibilità, nella definizione irrisolta di questo gioco delle parti. Ma l’autore ha, ovviamente, una sua verità di scrittura. È la verità storica e antropologica della vita dei campi, delle povere cose che rendevano dura e bella quella vita, è la verità dell’amore per la terra e per le bestie, la verità di fatti e parole che possono vivere ancora sublimati dal ricordo. Indelebili come una fotografia che non accenna a sbiadire.

Illustrazione di Sonia Maria Luce Possentini

Come i ricordi di Mirella Lotti anche le immagini dolenti di Sonia Maria Luce Possentini, che illustrano il racconto, sono frammenti spezzati di memoria. Flash di attimi, sogni o incubi cupi, sfumati e indistinti come fossero ricoperti da una caligine scura. Volti senza nome, mani che afferrano il nulla, motociclette che avanzano per viottole di campagna. Sono balbettìi di ricordo che stentano a trovare logica definizione, che raccontano a modo loro la stessa storia: quella del dolore senza fine di chi non riesce a darsi pace.

Fabrizio Silei, Prima che venga giorno, illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, Lineadaria, 2010, euro 12,00.

Nessun commento:

Posta un commento