giovedì 7 febbraio 2013

Qui comincia l'avventura...


Il primo numero del Corriere dei Piccoli, 27 dicembre 1908

Il Corriere dei Piccoli, il mitico e indimenticabile Corrierino fu, dal 1908 al 1995, la palestra essenziale per l’illustrazione  italiana per ragazzi del secolo scorso, la nave scuola per la diffusione e l’affermazione del fumetto in Italia, il compagno di letture e di svago di molte generazioni.

Fortunello (Happy Hooligan) di Frederick Burr Opper

Bibì e Bibò (Katzenjammer Kids) di Rudolph Dirks

Il Corrierino celebrò, nei molti anni della sua avventura editoriale, personaggi famosi e disegnatori illustri, Bibì e Bibò e Bilbolbul, Quadratino e il caprone Barbabucco, Fortunello, Mio Mao e il sor Pampurio, Cirillo e Bonaventura. E quindi le matite famose di Attilio Mussino e di Sto, di Rudolph Dirks e di Antonio Rubino, di Pat Sullivan e di Frederick Burr Opper, di Bruno Angoletta e di Giovanni Manca, di Roberto Sgrilli e di Carlo Bisi.

E non si può fare a meno di ricordare il buffo modo di tradurre i balloons delle strisce americane, quei versetti in ottonari che diventeranno, del Corriere dei Piccoli, la cifra stilistica e il marchio di fabbrica più universalmente noto: “Qui comincia l’avventura/ del signor Bonaventura…” “Sor Pampurio arcicontento/ del suo nuovo appartamento…”, “Checca, mula scostumata/ beve il mosto ed è beata…”, “Nel domestico tukul/ ruba un uovo Bilbolbul…”, “Si ritrova Marmittone/ come al solito in prigione…” e via verseggiando.



Tavola di Antonio Rubino con il caprone Barbabucco (1911)

La storia del Corrierino non è comunque solo una strizzatina d’occhio a quel bambino, un po’ stupidotto e melenso, di cui ci parlavano magari molti libri di testo delle scuole elementari delle nostre epoche. Il mondo disegnato che si affacciava dalle pagine del Corriere dei Piccoli non era quasi mai scollegato del tutto dalla realtà e sapeva bene che si combatteva la prima guerra mondiale, sapeva che si tentava di andare in Africa alla ricerca di un posto al sole, sapeva che c’era un sottosviluppo triste e tragico, che c’era la miseria, la fame, le crisi. E che, in certi momenti, i bimbi d’Italia si chiamarono Balilla e dovettero indossare, anche loro, la camicetta nera e il fez e che, subito dopo, come eserciti di formichine, quei ragazzi andarono in guerra a cercar di “spezzare le reni alla Grecia.” 



Bilbolbul di Attilio Mussino

Sor Pampurio di Carlo Bisi

Nel Corrierino si leggono le tracce di questi passaggi epocali ma il tono è rarefatto, semmai colto e raffinato, forse a causa dell’andamento del verseggiare, e al tempo stesso è popolaresco e picaro. Si parla, con la dovuta nonchalance, di cibo e di fame, di vagabondi cenciosi e di inventori strampalati, di soldatini lavativi, di monelli con il moccio al naso. È il mondo, per nulla rassicurante o pacificato, che non sarebbe certo piaciuto ai bambini della odierna kinder division o a quelli che sarebbero andati, in pellegrinaggio familiare, agli altari del Mulino Bianco, a fare merenda, anzi merendina, con Antonio Banderas.

Marmittone di Bruno Angoletta

Pier Lambicchi di Giovanni Manca

Quella che si rappresenta nelle pagine del Corrierino è una società dei senza arte né parte, dei poveri arruffoni, eroi eponimi di una tutta italica virtù di arrangiarsi che può casualmente farti vincere un milione o farti trovare un nuovo appartamento ma che poi ti lascerà sconsolato al punto di partenza, senza il milione e senza l'appartamento, povero e affamato come da principio, a cullare il sogno di una rivincita, di una mangiata da ricordare, di una vernice miracolosa.



Era una società che poi è andata a modificarsi negli anni del boom economico, quando anche l’editoria popolare aveva rinunciato ai suoi archetipi storici, quasi ancestrali, ed era diventata ‘adulta’ e ‘moderna’. Il Corriere dei Piccoli diventa allora Corriere dei Ragazzi, gli ottonari scompaiono, i fumetti tornano ad essere fumetti. La società che Altan, Grazia Nidasio, Sergio Toppi, Hugo Pratt disegnano per questa nuova avventura è diversa e diverse sono anche le sensibilità che la pervadono. Il Corrierino diventa un prodotto editoriale come tanti, si mescola e si confonde fino a perdersi nel clamore delle edicole.

 Nel 2008 si sono celebrati i cento anni di quella storia editoriale; ci si permetterà di rimpiangere quella prima lunghissima fase, quando “… l’avventura cominciava”.

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